Sai quando ti siedi? Ma non un quando ti siedi normale. Quando ti lasci cadere sulla sedia e senti i muscoli che si rilassano, li senti quasi cadere. Senti le gambe addormentarsi, il respiro comincia ad essere lungo, i sospiri si fanno soddisfacenti. Ecco, così. E' così che mi sento io, adesso, che sto al Pc da più o meno venti minuti. E poco fa è stata la prima volta che mi sono seduta veramente, da stamattina. Per il resto, anche se non ero in piedi, è stata tutta attesa. Quindi non era riposo.
Era cacamento di cazzo. Sono stata in attesa di sapere come sta la zampogna, in attesa di fare la medicazione quotidiana, in attesa dal medico, in attesa di sapere se era necessario un altro innesto (cosa che verrà fatta domattina senza ricovero) causa rigetto nella parte superiore della ferita che, intanto, sta imparando l'inglese da un professore di madrelingua. Si! Ha detto che appena avrà finito di rompere le palle si trasferirà a Londra e aprirà un Pub. Se non ci riuscirà lì lo farà a Mondragone. Alle ultime due visite di controllo Ellesse ha trovato la situazione migliorata, visto che l'infiammazione ha già fatto in buona parte i bagagli e si è trasferita a Scauri, in cerca di cocco da vendere sulla spiaggia. Ne resta poca, quella che si continuerà a mazzolare con l'antinfiammatorio a giorni alterni. L'antibiotico è stato fatto imbarcare per la Croazia, che anche lui merita il riposo dei giusti. Le fasce con le quali proteggere la gamba di cicciobombolone sono diventate due, che una si sentiva sola e aveva cominciato a dare segni di depressione e ad esprimere due o tre pensieri neri di suicidio. Una fascia gli massaggia la gamba quando sua maestitade cammina. L'altra lo fa anche quando è fermo. Due personal trainer, in poche parole. Che agiranno assieme alla crema idratante e gli permetteranno di avere la pelle liscia e morbida, anche per il gusto del medico che le ultime due volte guardava la zampa con aria compiaciuta, sorrideva e la accarezzava sospirando.
Ha smesso quando ha visto che lo guardavo preoccupata. 
Il resto dell'innesto sta bene, pare. Ma le medicazioni continueranno ad opera solo della sottoscritta (lunedì prossimo ci sarà l'ultima visita dopodichè il Ellesse sarà disponibile solo al cellulare o via email) che è la sola, tra medico, assistente, infermiera eccetera, a saper fare una fasciatura come si è dovere visto che quella che faccio io nun se move più, mentre quelle che fanno 'sti luminari cadono giù dopo dieci passi. A tal proposito mi dichiaro diponibile come fasciatrice, in caso di bisogno. Ovviamente dietro compenso economico. In caso di distanza, mi dovete pagare pure la trasferta e offrire vitto e alloggio.
Tutto sommato, non ci possiamo lamentare, no?
Resto io. Che aspetto una cartolina dall'antibiotico ed ho già detto alla ferita che, quando sarà andata via, dovrà darmi sue notizie. Mica sempre! Ogni tanto (tanto!) tempo. Giusto per stare a pensiero tranquillo...Ormai è diventata una di famiglia.
E intanto sto seduta. Ed è la prima volta che mi siedo veramente. In quasi ventiquattro ore.
Non ho voglia di spiegare, nè di scrivere.
Ora devo solo trovare molta più pazienza di quanta non ne abbia già avuta.
Ora voglio solo dormire.
Come tutti sapete, miei diletti, ieri c'è stata la visita di controllo alla zampa di sua maestitade cicciobombolone. A parte il fatto che quando l'ho prenotata m'avevano detto che saremmo entrati immediatamente, arrivati lì, essendo un post operatorio. E invece c'è toccato aspettare due anziane signorotte che si stanno preparando le cosce per il lido mappatella... (Maronn', ma stann' semp' mmiez' sti vecchie?!). Comunque il medico appena ci vede chiede se il signorie che abita parte dello stinco di ciccio è simpatico, poi si accinge a sfasciare. Tutti eravamo attenti, nessuno parlava. L'aere era soltanto coperta dai nostri battiti cardiaci che risuonavano all'unisono. La suspance ci stava uccidendo. E siamo stati salvati dal secchio della munnezza. Avete presente quei secchi in alluminiometallonichel che si aprono se solo avvicinate la manina? Io li schifo. E quello studio ne è pieno, compreso uno pezzotto in corridoio che è in sciopero e si apre solo se sollevi il coperchio. Ce n'è uno anche nella stanza dove eravamo ieri e ha cominciato a cazzeggiare solitario aprendosi e chiudendosi ininterrottamente, mentre il chirurgo sfasciava lo zampone. Io un po' guardavo il secchio e un po' la gamba, cercando di fare la parte dell'indifferente anche perchè notavo che ciccio e il medico non ci pensavano proprio quindi non volevo certo essere l'unica idiota che stava dando peso a una cosa del genere. Intanto lui si chiudeva e si riapriva, di continuo, fino a quando Elleesse (il Doc.) non ha perso la pazienza, s'è girato minaccioso con le forbici a punta arrotondata in mano e ha detto: «
Uagliò ma sì scem'? E' vero che a Napoli la munnezza ormai parla, ma che ti metti a fare un balletto mentre sto per fare una medicazione non mi pare il caso. Lo facevi dopo!»
Il compagno, subito: «
Sarà stato il fantasma della pelle che porto addosso...»
Il medico: «
Oppure è il munaciello...»
Ecco. Abbiamo fatto scemo più scemo. Andiamo avanti.
Alla visita l'innesto si è presentato in condizioni abbastanza buone. Il rossore al di sotto si è attenuato e tutti quei pezzettini che erano stati poggiati sulla piaga, a formare un mosaico cutaneo, si sono agglomerati in un unico pezzo di pelle che, col tempo, dovrebbe attaccarsi definitivamente. Sua maestitade deve restare a riposo ancora fino a domenica e lunedì mattina dovremo tornare allo studio, per un altro controllo. Elleesse ovviamente prima di fasciarlo di nuovo lo medica facendomi vedere come e con cosa.
Prima di salutarlo, però, gli chiedo se la sola terapia topica è sufficiente.
E lui con un filo di voce chiede: «
Ma io ve l'ho lasciato in clinica il foglio con la terapia da seguire per via orale, nevvero?!?»
Faccia da panico. La sua. Io, subito, mentre giocherellavo con una penna e mi chiedevo come fare per lanciargliela direttamente nell'occhio: «
Dottò veramente no. Ho anche chiesto all'infermiera, ma nella cartellina di bombolone non c'era niente...»
Lui: «
Mea culpa, mea culpa, mea culpa. Adesso vi segno tutto.»
Io, anche se solo nella mia mente: «
Mea culpa o cazz'! MAMMT!»
Ciccio, giusto per rincarare: «
Il bello è che abbiamo chiesto anche al suo assistente e c'ha detto che non dovevo prendere niente!»
In sintesi: antibiotico due volte al giorno e antinfiammatorio una volta al giorno. Così fino a domenica. Poi, con molta probabilità, la terapia verrà cambiata man mano. Quindi già da lunedì. Però se dopo tre giorni senza terapia, nè locale, nè per via orale, non abbiamo trovato vermi, larve, uova o principi di decomposizione è positivo, no? Teoricamente con la terapia adeguata dovrebbe azzeccarsi in fretta, 'sta cosa, no? Ditemi di sì, per favore...Ditemi che per la fine di Luglio finirà tutto e che in Agosto (anche perchè il 2 il medico parte e quindi chi s'è visto, s'è visto) saremo al mare senza pensieri, con una bottiglia di minerale fredda e un secchiello rosso per fare i gavettoni a chi si addormenta beato sotto l'ombrellone. Anche se non lo conosciamo.
Ps: chiedo scusa se ultimamente non parlo d'altro. Ma questa cosa ha per me la priorità su tutto. Prima o poi tornerò normale. Spero.
Quando il compagno mi ha chiamata ieri mattina ero già sveglia da 4 ore e mezza a fare cose.
Per capirci: m'ha chiamata alle 10.30 e io ero andata a dormire alle 2.00.
Comunque mi dice che gli hanno cambiato la stanza e che quella col panorama e il balcone personale era destinata a due signore anziane col pallino delle vene varicose.
Lo raggiungo e lo avevano piazzato con altri tre uomini, tutti con le mogli accanto.
Una volta lì non ci rimaneva che aspettare. Gli interventi sarebbero cominciati alle 14.00 e in totale erano sei innesti, lui compreso. E quando hai tutte quelle ore da perdere, che fai?
Cazzeggi, no? Allora ce ne andiamo in giro per la clinica e gironzola, gironzola, ne incontriamo parecchie di vecchiarde in sala d'attesa sospiranti il ricovero. Ognuna di loro, guardando la gamba fasciata del mio compagno (fasciatura imposta dal medico per evitare eventuali gonfiori che avrebbero creato problemi all'intervento), ha detto: «
Ma vi siete operato alle vene?»
Tutte.
Sentire questa domanda ogni metro e mezzo di cammino non è una cosa che aiuta il sistema nervoso già di per sè precario. E allora corrompiamo l'infermiere di turno facendoci procurare un figlio bianco e un pennarello nero. La mia tolleranza era già vicina allo zero assoluto, ma la scrittura mi ha aiutata. La scrittura è un'arma di distruzione di massa. Ho fatto gironzolare ciccio col suddetto foglio appiccicato sulla maglietta. La scritta recitava: "Non mi hanno operato alle vene. Cortesemente, fatevi una barilata di affari vostri." Santa Pace.
Salvo poi incontrare l'ennesima vecchia che ha direttamente chiesto: «
E allora a che vi siete operato?»
Facciamo una chiacchierata con l'anestesista che viene immediatamente avvertito/minacciato dal compagno: «
Fate quello che vi pare, ma non voglio sentire dolore.»
Comunque arriva l'ora x e poco dopo viene posizionata una barella fuori la stanza. Il bombolone la guarda e dice: «
Io ngopp' a chella cosa non ci salgo.»
Arriva l'infermiera e lo salva in calcio d'angolo senza saperlo, quando gli dice che, se voleva, avrebbe potuto seguirla a piedi. Scendiamo e io vengo fatta accomodare in sala d'attesa. Da fuori sentivo le voci dei medici e in particolare quella del chirurgo che lo ha in cura e che ha predisposto l'intervento.
Appena lo vede esclama: «
Uè cià, sciupatiè!»
In corso d'opera, sempre il chirurgo ai suoi assistenti: «
Uagliù attenzione che questo sta fermo da un po', ma è un insegnante di full contact. Se è una cosa ci fa uscire la merda dalle orecchie a comm' stamm'. Poi viene la fidanzata e ci finisce, che fa full pure lei.»
Poi si sente: «
Dottò, ma l'anestesia non gliela dobbiamo fare?»
Il medico: «
No, no. Io la ferita già gliel'ho pulita allo studio, a crudo, l'ultima volta che è venuto. Io lo so che questo mi ha bestemmiato i morti, ma dovevo verificare che i recettori del dolore funzionavano ancora...Azzecchiamo 'sta pelle, jà!»
E ancora, sempre il luminare, rivolgendosi all'assistente: «
No, no! Non prendere quel pezzetto lì. E' di un ricchione. Piglia quello coi baffi, che è di un uomo. Altrimenti alla fidanzata chi la sente? Quella tiene 27 anni, la creatura. E' peccato.»
Inoltre, parlando con la cute in attesa di essere innestata: «
Aspetta, tu. Stai zitta! Mò ti azzecco pur' a tte!»
Io ascoltavo con gli occhi sgranati la voce di una persona che in studio è completamente diversa. In sala operatoria diventa un conoscente. Scherza, ride. Possibile che il contatto costante con le vecchiarde (età media delle sue pazienti: 78 anni) t'inacidisce? In ogni caso mezz'ora dopo ciccio era sulla barella, intento ad essere accompagnato in stanza. Lo guardo e mi fa: «
Il medico m'ha minaciato con un bisturi. Ha detto che per il ritorno ci dovevo salire.»
Un paio d'ore dopo una siringa d'antibiotico, una di antitrombotico e una breve passeggiata per il corridoio. Stamattina sono andata a raccattarlo alle 8.00 e, arrivati a casa, sua Maestà è stato fatto accomodare sul divano/letto in cucina per fargli evitare le scale della camera da letto. Intanto io ho fatto un bel po' di altre cose tipo: giretto coi canotti, due lavatrici, due stese di panni, una bella lavata ai pavimenti, un'approfondita spolverata, una trabachiata al Pc, una doccia, tre o quattro telefonate e poi a un certo punto ho cominciato a sentirmi inaspettatamente stanca.
Come se avessi avuto il compagno ricoverato in clinica e avessi dormito poco e male le due notti precedenti. E come se, nel contempo, avessi dovuto occuparmi da sola di tutto. Strano, eh?
So' crollata. Ho dormito saporitamente per due ore e mezza.
Giovedì c'aspetta la visita di controllo dal medico.
Dovrà dirci se l'innesto ha già un principio d'attecchimento o meno.
Quindi mi ritiro in attesa di avere notizie positive sulla situazione sperando che 'sta cazzo di pelle s'azzecca, così poi vissero tutti felici e contenti.
Ammèn.
Mi ricollego ad un commento di Chocolady.«
Questo fatto che mi devo operare non mi convince.»
«
Ma sì scem? Ti fai venire i dubbi a 48 ore dall'intervento?»
«
Meglio prima che dopo, no? E poi 'sto medico è sempre stato poco comunicativo, con tutti e due. Non ti ricordi che gli facevamo 10 domande e lui rispondeva si e no a mezza? Poi non applica la terapia contro il dolore. Cosa che secondo me ogni medico dovrebbe fare. Perlomeno il medico di prima (leggasi scarparo, ndr.) mi domandava semi faceva male, quando mi medicava. Questo piglia e parte, senza avvisare, senza dire niente. Mi fa un male cane.»
«
Si, è vero che ti faceva sentire poco dolore il medico di prima. Ma è anche vero che non ha risolto un cazzo. »
Sapete quando si parla con un muro? Ecco, così. Non mi sentì proprio.
E continuò a parlare: «
No, no...Non mi convince. Poi io mica lo so se l'intervento è effettivamente necessario o se lui potrebbe far chiudere la ferita con una terapia adeguata, ma non lo fa. Poi prima m'ha detto che la pelle viene da un donatore vivente, poi da un cadavere. Ma si può capire? So' confuso, non ci sto capendo più niente. E se questo mi opera a crudo, io come faccio a sopportare quel dolore per chissà quanto tempo?! Mi viene un infarto, è sicuro. [...] Ma a chi staje chiammann?»
«
A mio padre. Fino a prova contraria è stato lui che c'ha mandato lì quindi, visto che c'ha portato mio nonno prima di consigliarlo a noi, se ha notato qualcosa di anomalo me lo dice, no?»
Tentativo privo di ogni logica visto che mio padre non mi avrebbe mai spedita da un maniscalco.
E tant'è: mio padre cerca di rassicurare me e ciccio.
Con me ci riesce, anche perchè non ce n'era bisogno. Con ciccio manco po' cazz'.
E lui continua: «
E se poi mi viene na cosa co' sta pelle? Chi lo conosce il donatore?»
«
Scusa e quelli che si fanno trapiantare un rene che dovrebbero dire? Senti, ma dilla tutta: non è che la tua è solo paura? Sarebbe una cosa normalissima, eh!»
«
Ma chi, io?! Nooo...è solo che non sono più disposto a sentire tutto quel dolore. Lo sai benissimo che non ho la soglia bassa, quindi se ti dico che fa male credici.»
«
Ci credo, figurati. Senti, facciamo così: mò andiamo a casa e facciamo una ricerca sul medico che ti dovrà operare lunedì. Se viene fuori anche solo un capello negativo, non ti operi più. Però non dimenticare che qualsiasi terapia, escludendo l'intervento, non è detto che riesca.»
«
Ok, facciamo così. E cerchiamo anche notizie sulla clinica. E cerchiamone anche sull'innesto in generale, che se la pelle è certamente di un morto vuol dire già che il medico ha detto le palle.»
Invoco Santa Pazienza pur non essendo cattolica e comincio a rendermi conto di possedere risorse energetiche che non credevo di avere. Arrivati a casa cerchiamo notizie sulla struttura ospedaliera e non troviamo altro che note positive su tutti i fronti. Anche in merito all'educazione del personale (cosa che ho appurato oggi e che a Napoli non è frequente).
Cerchiamo notizie sul medico e non troviamo altro che encomi, ringraziamenti e palpabile commozione espressa a parole a seguito di interventi fatti su questo o quello.
Leggo il suo curriculum - pubblicato sul suo stesso sito - tre volte e per tre volte mi soffermo su frasi tipo: "Autore del libro tale", "Coautore del libro tale", "Stage su questo con Prof. tale a Parigi", "Master in questo", "Opinionista in Tv circa le nuove tecniche dell'angioplastica", "Trapianto di fegato su un topolino". Insomma, cerchiamo tutto. Proprio il pelo nell'uovo. Niente. Nessun neo o elemento negativo. Poi cerchiamo notizie sull'innesto e non solo appuriamo che, come ha affermato il medico, il donatore può essere sia un vivente che un non vivente, ma anche che la cute viene trattata precedentemente con antibiotici e glicerina. Resa sterile fino allo spasimo e conservata a -80° presso la Banca della cute all'Università di Siena. Letto tutto ciò e fattesi le sei del mattino, mentre mettevo il collirio, visto che i miei bulbi oculari non ricordavano più che facevano parte di un insieme, ciccio afferma di essersi tranquillizzato. E riconosce che l'intervento è effettivamente l'unica e rapida soluzione.
Intanto tu stai qui e ricordi, mentre lui non c'è.
E domani è il giorno.
Rileggi quel che hai scritto e non hai rimpianti.
Lo hai scritto, sì. Ma solo per ricordare. Quanto amore sei stata capace di provare.
Per una persona sola.
Da un lato ora posso dire che le abbiamo tentate tutte. E che quindi c'abbiamo provato.
Dall'altro rimpiango il tempo perso dietro a creme, dolore, gonfiori, garze e quella fibrina di merda.
Non c'è verso: l'intervento è necessario.
Quando il medico ieri ha visto la ferita per prima cosa ha detto: «
Ma chi aspettate?»
Poi ha aggiunto: «
Non vi ho detto nulla quando avete deciso di non operare e di tentare la strada della terapia, perchè altrimenti poteva sembrare che volevo costringervi, intervenire per forza chirurgicamente per chissà quali interessi. Io guadagnerei di più se voi foste obbligati ad andare e venire dal mio studio... Tanto poi bisognerebbe operare comunque.»
Ora c'è la fretta. Quel che occorre arriverà in fretta da Siena. Quel che serve verrà acquistato in fretta in questi giorni. Le emozioni, i dubbi, le speranze che sono da metabolizzare, verranno mischiate in fretta alla razionalità. Giovedì saremo nuovamente dal medico, domenica ci sarà il ricovero.
L'intervento avrà luogo lunedì e martedì cicciobombolone verrà già dimesso.
Poi ci sarà il decorso post operatorio durante il quale si dovrà appurare se il livello di attecchimento dell'innesto cutaneo è o meno soddisfacente. Premettendo però che c'è un 80% di successo in pazienti anziani, in uno che ha superato da poco i 40, la percentuale dovrebbe aumentare... Per intanto le medicazioni dovranno continuare fino a domenica, ma con la speranza di essere vicini alla via d'uscita.
Ieri sera prendiamo i cerotti che utilizzavamo per coprire la medicazione un mese fa e quelli che stiamo adoperando adesso. Questo perchè il compagno non ha mai ammesso, contrariamente a quando sostenevo basandomi su un'analisi visiva, che la piaga stava sì diventando meno profonda, ma man mano stava allargandosi. Lui poggia il cerotto di un mese fa sulla piaga e vede che non riesce a coprirla. Poi prende il cerotto che tutt'ora porta, più grande, e vede che la copre tutta. Come avrebbe fatto un bambino. Io non parlo.
Perchè non sono una di quelle che gode nel dire: «
Te l'avevo detto...»
Lui in silenzio mi guarda e poi dice: «
Io non lo volevo accettare. Perciò ti dicevo che ti sbagliavi...»
Mi sale il sangue alla testa e lo rincorro per casa con la pistola ad acqua.
Ieri dal medico ciccio gli chiede se il betadine, noto disinfettante, potrebbe essere utile alla guarigione. Il medico sbotta: «
Non sia mai! Quello uccide le cellule staminali che servono alla cicatrizzazione! Mai, mai, mai!»
Io e il compagno ci guardiamo il faccia e ci ricordiamo entrambi di quando l'altro medico glielo spruzzava sopra, fino a riempire completamente la piaga...
Bello, eh?!