martedì 24 maggio 2011

Siamo tra persone adulte... (post-it due)

Mio padre sta alla tecnologia come l'odore di rosa sta alle strade di Napoli con la munnezza. Lo dico così, senza pudore. E' l'unico essere vivente a non aver configurato il cellulare per ricevere gli mms. Eppure da parte sua la curiosità c'è. Mi chiede spesso d'insegnargli le cose, di fargli vedere comm' cazz' s' fà la videochiamata (leggasi hardcall chissà con chi), ma è anche quello al quale fai vedere orgogliona l'Ipad da 64 Gb e lui lo definisce 'na pucchiaccata facendoti cadere cuore, esofago e osso sacro sotto i tacchi delle scarpe. Comunque, giorni fa, quando sono andata da mia madre, ho percorso anche 18 scalini per salire da lui. Si, i miei genitori sono separati da 18 scalini oltrechè da una vita e mezza e una visione delle cose completamente differente. Dopo i rituali comportamentali del come stai, eccetera, eccetera, fa uno scatto felino dalla poltrona e corre a prendere il cellulare.

«M'è arrivato nu coso, ccà...»
«Che cosa?» Abbiamo chiesto il mio compagno ed io incuriositi.
«Nu mhmhssh.»
«Un mms», ho tradotto. 
«Eh, ma non lo posso vedere. Però voglio sapere che è. M'è arrivato pure nu messaggio dalla Tim che dice che per vederlo devo andare sul sito e digitare il codice. Però io il computer non ce l'ho. Come faccio?»
«Terè tu puoi andare sul sito della Tim con l'iphone, così tuo padre può vedere di che immagine si tratta...» ha detto ingenuo il mio compagno arrivando solo dopo a capire di aver combinato un'immane cazzata.
«Eh, sì sì. Vacci tu e poi mi fai vedere.»
«Ehm...papà non vorrei dire, ma se è una cosa tua personale? Io che ne so?»
«Ma in che senso?»
«Papà se è una foto...'cazzo ne so....Se t'hanno mandato 'na foto così, diciamo...»
Capisce.
«Aaahh. 'Abbè e quann'è buon', buon'...?! Io non ho niente da nascondere. E poi tu sei grande. Siamo tra persone adulte...»
Eh, mejcojoni! Il prossimo che me lo dice lo scaravento giù dal tetto di un palazzo di 30 piani, giuro...
Praticamente m'avevano incastrato. E mentre meditavo vendetta nei confronti del compagno sprovveduto, aprivo il link del sito in questione. Furono attimi di terrore con mio padre che mi alitava sulla nuca, in cerca di riposte.
Digitai il codice sudando e attesi con la gola secca il caricamento dell'immagine.
Daaaa Daaan!
Una corposa e succulenta serie di 5 o 6 orate almeno da 2 Kg ognuna appese allo stesso amo, che mio cugino - autore dell'mms malefico - aveva pescato un paio di giorni prima. Le aveva fotografate e per fare il piacione aveva inviato l'immagine ad amici e parenti.

«Papà so' pesci.»
«CHE?!»
«Si, pesci pescati..."
Capisce chi è stato:
«Mavafancul!» sacramenta con aria delusa gettandosi a peso morto di nuovo sulla poltrona.
«Dai, papà. Non te la prendere. Andrà meglio la prossima volta. Del resto, siamo tra persone adulte...»

lunedì 23 maggio 2011

Siamo tra persone adulte...(post-it uno)

Mia madre è una che ha lo sguardo che rimprovera. Anche quando ti chiede come stai pare che ti sta cazziando per qualcosa. Quando ero piccola non sono mai stata una che dava fastidio. Anzi. Ero una babbasona. Dove mi mettevi mi trovavi. Non combinavo disastri ed ero anche abbastanza silenziosa. Col tempo è avvenuta la mia metamorfosi. Ho cominciato a combinarne di tutti i colori, ad essere polemica e chiacchierare, chiacchierare, chiacchierare. Mia madre è rimasta la stessa: quella che ti gela con un'occhiata. E ci sono alcune cose di me che lei, velatamente, sembra non gradire. Qualche giorno fa sono andata da lei e notavo che mi fissava. Ho cercato d'ignorarla, ma ho un difetto che li batte tutti: sono troppo curiosa. Ho preso coraggio e le ho chiesto, dopo essermi guardata un attimo per essere sicura di non avere niente fuori posto, cosa c'era che non andava.

«No, niente...»  Quando mia madre dice niente, significa tutto. Quindi ho insistito.
«Dai mamma, dimmelo. Mi stai guardando da tre ore. Ci sarà qualcosa...»
«No, lascia perdere.»  Eccola. In questa locuzione ha racchiuso tutta l'insoddisfazione possibile.
«E vabbè, allora stiamo fresche! Mi prendi per il culo?»
E' stato qui che è diventata simile a Marilyn Manson: «Lo vedi come sei?!?»
«Come sono?»
«Sembri un uomo!»
«Ah?!»
«Non passa minuto che non dici una parolaccia. Non indossi mai un paio di tacchi, mai un abito o una gonna. Sempre pantaloni e scarpette. Ami le moto come un uomo, spari come un uomo, fai uno sport da uomo e a volte parli anche come un uomo! L'altra sera sei arrivata qui con le mani sporche di grasso di catena, sù! Sei esagerata!»
«Eh, ma avevo ingrassato la catena della moto...»
«Guarda, se non fosse per il fatto che hai un taglio di capelli vagamente femminile, che qualche volta ti trucchi, che qualche volta hai le unghie smaltate, che non cammini con le cosce aperte e che non hai la barba in faccia penserei di avere una figlia lesbica! Un po' di contegno...Suvvia, siamo tra persone adulte...»

Tutto ciò è avvenuto sotto gli occhi del mio compagno, che aspettava, sull'ultima frase di mia madre, la mia risposta.

«Mamma il problema vero e proprio è che nella mia camera da letto, in determinate circostanze, non posso farti entrare...E' inutile che arrossisci. ..Suvvia, siamo tra persone adulte...»

giovedì 12 maggio 2011

Mio padre e il problema della munnezza

Quello che voi non sapete è che mio padre lavora in un'impresa di pulizie al centro direzionale di Napoli. Vabbè, detta così sembra che chissà quale ruolo di prestigio ha, chissà quali ardui compiti deve svolgere ogni giorno...Nulla di tutto questo. Pulisce i cessi e spinge i carrellini pieni di detersivi che vedete anche voi ai centri commerciali quando sono in prossimità dell'orario di chiusura. E' caposquadra, comunque.  Mica sticazzi!

Quello che sapete è che Napoli è piena di munnezza. Tanta munnezza. Tonnellate di munnezza. Ovunque ti giri c'è munnezza, ovunque guardi c'è munnezza. Le sacchette ti salutano e le blatte vanno ormai a prendere il caffè al bar. Le zoccole si fanno vedere ancora di notte, per ora. Quando si faranno vedere anche di giorno e capiranno che sono più loro che noi bipedi, saremo veramente fottuti.

Comunque, com'è già capitato in passato, avevo bisogno dei sacchetti della munnezza da tenere in casa. Ma non sacchetti normali. Sacconi! Si, perchè nella mia cucina c'è il bidone d'alluminio alto più o meno 80 cm del quale m'innamorai a piazza Mercato qualche anno fa. Ha il coperchio col manico e conferma il mio gusto trash per le cose. Ho chiesto a mio padre di procurarmi anche questa volta i sacconi, che stanno per finire.


«Papà senti non è che puoi fare una magagna delle tue e fai sparire un pacco di sacconi per la munnezza? Quelli che m'hai dato tempo fa stanno finendo...»
«No Terè, questa volta non credo che posso. I capi sono cambiati e mò ci guardano a vista. Un pacco di sacconi so' capaci di farmelo pagare 10 volte tanto...»
«E io mò come faccio?»
«Forse potresti comprarli?»
«Eh, ma mi scoccio di andare in giro a vedere chi ha quelli idonei. O ce li hanno di 10 cm più bassi o di 10 cm più alti e nel bidone non entrano bene. Sai quanto ci tengo all'estetica, anche con la munnezza...»
Mio padre si rompe il cazzo e risponde: «Sient' Terè, fai una cosa. Io sono passato con la macchina giù al Museo, vicino casa tua. E ho visto qualche saccone molto somigliate a quelli che ti procuravo io. Va' llà, svacanta e porta a casa.»

Grazie papà.

Mio padre e il problema della munnezza