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Dormi(amo)
E metti caso che una si ritrova sveglia a quest'ora e decide che mettersi a dormire no, non è il caso. Perché sarebbe ammazzare le parole che ha in corpo, perché sarebbe un parolicidio condannabile, un massacro. Perseguibile nelle ragioni del rimpianto. E le parole sono pensieri. E i pensieri sono fatti di acqua. E l'acqua trova sempre, una strada. E allora ti metti a scriverle, perché le devi vomitare. Lo devi a te e ai polpastrelli, che altrimenti non ti farebbero mica dormire. Si trasformerebbero in formiche, ne sono sicura. E ti camminerebbero addosso, facendoti il solletico. S'infilerebbero dappertutto, facendoti scattare da supina a seduta in preda a una crisi isterica mentre ti gratti dappertutto. Hai presente? 'Na tragedia che non è possibile, non assecondare. Come il bisogno di fare pipì o di abbandonare il tepore delle coperte per un sorso d'acqua. Cosa che io non faccio quasi mai, tra l'altro. No, è vero. Non mi sveglio mai, di notte. Ammesso che riesca a dormire. E adesso che stai qui, seduta, tra un colpo di tosse che si strascica dietro quel che resta di un bacillo infame e un'occhiata all'orologio, non sai neanche da dove cominciare. Eppure lo sai che di cose da dire ce ne sono, lo sai. Lo sai che ce le hai. Lo sai che ti ballano nel lobo frontale, tra un ricordo e un'aspettativa. Lo sai che ti sballottano i ventricoli come fossero elastici da allungare. Ce le hai sulla punta della trachea. Tra i denti. Le stai masticando e loro si divertono pure. Tu credevi che le parole soffrissero? Errore. E' il contrario. Le parole fanno soffrire chi non le ascolta, chi non le dice, chi non le scrive. Chi ce le ha, ma non sa dove sono o non riesce a tirarle fuori.Che poi, in questo momento, sono veramente poche le parole che riuscirei a scrivere. Ma le ho scritte così tanto negli ultimi giorni, che mi appaiono stuprate. Quasi insipide, ormai. Ma quelle sono. E tant'è: non riesco a non pensare a loro. O forse sono loro che mi masturbano quel pezzetto di cuore che poi altro non chiedeva. Come se ci stessero giocando. E lui si diverte. E mi lascia poco spazio per coscienza e consapevolezza. Hai presente il discorso: "E' assurdo, disse la ragione?" Ecco, così. E adesso è mattina. E io sono ancora seduta qui, con poche sillabe che mi risuonano tra lo sterno e la cassa toracica. Non mi faccio domande, nè elemosino risposte. Non prego. Nè pregherò tra qualche minuto, quando poggerò la testa sul cuscino. Cosa che tu hai già fatto da un po', con una certa lucidità. E' strano quanto tu voglia spingere una persona tra le braccia di qualcosa che non hai neanche mai visto, solo sapendo che gli farà bene.
Questo è quello che avrei voluto scrivere. Ma il sonno, l'essere che ti ha scippato dalle mie mani anche stanotte, ha vinto. Vince sempre. Dicono sia un uomo, ma onestamente ci credo poco. Penso sia una gran gnocca. Un po' piena di sè, forse. E mi ha impedito di dirti, molto semplicemente, buonanotte Cip.
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