La cardarella è poliglotta. Translate!

16 mar 2012

marzo 16, 2012 - No comments

Supercazzolando. Tratto da un fatto realmente accaduto.

 Ieri sono stata in uno studio medico. 

No, non veterinario. Medico. 
Per esseri umani o quello che ne resta. 
Io, in questo caso. 
Quello che ne resta, oggettivamente.  
Non m'interessa se mi dite che voi c'andate una settimana sì e l'altra pure, a farvi visitare. 
Si sta parlando della diagnosi che mi riguarda, dei disturbi che mi riguardano. Che sono peggiori dei vostri. Perchè sono i miei. Adesso non polemizzate e andiamo avanti. 
Il medico, un bipede di 190 cm sessantasei anni 160 Kg e la faccia gioconda a paciona (prendete fiato), appena m'ha vista mi ha fatto un po' di domande. 
Per capire a che livello è arrivato lo stile di vita di merda che conduco. 
Ma visto che il miglior medico è il paziente, da buon paraculo ha innanzitutto chiesto: 

«Allora? Cosa si sente?»
«Dottore non le dico...Come trazione per due anche se fosse supercazzola bitumata ha lo scappellamento a destra
[...]
[...]
«Ho capito.»
[...]
[...]
Poi ha continuato: «Cosa mangia a colazione, la mattina?»
«Bevo solo otto caffè corretti con due pacchetti di nazionali senza filtro. Nulla di chè.»
«Fa uso di sostanze stupefacenti?»
«Quando ho voglia di stupirmi.»
«Mangia qualcosa a metà mattina?»
«Il cranio di uno stronzo, in genere. I love Ugolino. Yeah!»
«E a pranzo?»
«Il distributore di Tuc. Oppure qualche chilometro.»
«Esce, passeggia, prende aria, fa dello sport? Monta a cavallo
«Più o meno ogni quindici giorni. E' come non montare affatto.»
«Eh, dovrebbe montare un po' di più...»
«Eh.»
«E l'alcool?»
«Lo tengo sotto il lavello, accanto ai detersivi. La sera è fantastico, se mischiato alla soda caustica.»
«E la sera a cena in genere cosa mangia?»
«Mah. Twitter, Facebook. Google plus mi è un po' indigesto.»
«Va a dormire di media alle?»
«Quando ho sonno.»
«E si sveglia alle?»
«Quando suona la sveglia.»
«Si spogli e si stenda sul lettino.»
«Ma tutta?»
[...]
[...]
Mi tasta lo stomaco. 
Mi tasta l'addome in vari punti sparati. Ma non disparati. Proprio sparati. Che col dolore che ho sentito era meglio se mi sparavano e ci levavamo il pensiero. 
Mi tasta all'altezza della carotide. 
Mi controlla i battiti con lo stetoscopio.
Mi controlla la pressione.

Diagnosi: «Tu, una vita così, non la reggi.»
La sottoscritta, piagnucolante: «No...»
«Cura: scarica!»
«Ma come faccio?!»
«Te ne vai. Piano, piano. Hai un soprabito?»
«E' sù in camera.»
«Lascialo stare.»
«Maaa...Maaa...Ma io l'amo!»
Interviene la voce di uno degli astanti che, nel frattempo, s'era guardato tutta la scena dalla porta socchiusa: «Queste sono cose secondarie, senza importanza!»
Poi di nuovo il medico: «Vede, signorina, è tutta una catena di conseguenze che nè io, nè lei, possiamo spezzare. La sua vita è una chiavica. La sua vita non vuole più amare essere una chiavica. La chiavica che caratterizza la sua vita è legatissima al caffè. Il caffè è affezionatissimo alla tachicardia di cui è affetta, alla quale conseguono le sigarette e la gastrite che, se non la cura subito, diventerà un'ulcera. Il culone che la tiroide infiammata sta rischiando di farle metterle sù è attaccatissimo alla sedia dalla quale lavora e legge minchiate. Le minchiate la portano a pensare che può nutrirsi a giorni alterni. Quindi, chi vuol evitare di continuare a condurre una vita di merda, deve per forza buttare nel cesso tutto il blocco.»

Non gli rispondo, retoricamente. 
Ma alzo gli occhi al soffitto e mi rivolgo ad un'improbabile deità che certamente se la rideva, guardandomi a sua volta, parlandogli della mia vita: 
«Truffatore! Mi hai rifilato una pazza isterica! Una megalomane!»

La deità, lasciando tutti senza ulteriori turpiloqui, risponde: 
«Te la sei fatta di merda da sola! Che cosa credevi che fosse? E che cosa vuoi da me? Oh!»

Roberto, dopo, al telefono, per consolarmi: «Vediamo. Cosa si può fare per svagarti mò che torni qui? Ah, vuoi che ti portiamo a far pipì? Oh, no! Lo so! Si va alla stazione.»

Buon viaggio, signore!

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