La cardarella è poliglotta. Translate!

30 mar 2012

marzo 30, 2012 - No comments

Dormi(amo)

 E metti caso che una si ritrova sveglia a quest'ora e decide che mettersi a dormire no, non è il caso. Perché sarebbe ammazzare le parole che ha in corpo, perché sarebbe un parolicidio condannabile, un massacro. Perseguibile nelle ragioni del rimpianto. E le parole sono pensieri. E i pensieri sono fatti di acqua. E l'acqua trova sempre, una strada. E allora ti metti a scriverle, perché le devi vomitare. Lo devi a te e ai polpastrelli, che altrimenti non ti farebbero mica dormire. Si trasformerebbero in formiche, ne sono sicura. E ti camminerebbero addosso, facendoti il solletico. S'infilerebbero dappertutto, facendoti scattare da supina a seduta in preda a una crisi isterica mentre ti gratti dappertutto. Hai presente? 'Na tragedia che non è possibile, non assecondare. Come il bisogno di fare pipì o di abbandonare il tepore delle coperte per un sorso d'acqua. Cosa che io non faccio quasi mai, tra l'altro. No, è vero. Non mi sveglio mai, di notte. Ammesso che riesca a dormire. E adesso che stai qui, seduta, tra un colpo di tosse che si strascica dietro quel che resta di un bacillo infame e un'occhiata all'orologio, non sai neanche da dove cominciare. Eppure lo sai che di cose da dire ce ne sono, lo sai. Lo sai che ce le hai. Lo sai che ti ballano nel lobo frontale, tra un ricordo e un'aspettativa. Lo sai che ti sballottano i ventricoli come fossero elastici da allungare. Ce le hai sulla punta della trachea. Tra i denti. Le stai masticando e loro si divertono pure. Tu credevi che le parole soffrissero? Errore. E' il contrario. Le parole fanno soffrire chi non le ascolta, chi non le dice, chi non le scrive. Chi ce le ha, ma non sa dove sono o non riesce a tirarle fuori.Che poi, in questo momento, sono veramente poche le parole che riuscirei a scrivere. Ma le ho scritte così tanto negli ultimi giorni, che mi appaiono stuprate. Quasi insipide, ormai. Ma quelle sono. E tant'è: non riesco a non pensare a loro. O forse sono loro che mi masturbano quel pezzetto di cuore che poi altro non chiedeva. Come se ci stessero giocando. E lui si diverte. E mi lascia poco spazio per coscienza e consapevolezza. Hai presente il discorso: "E' assurdo, disse la ragione?" Ecco, così. E adesso è mattina. E io sono ancora seduta qui, con poche sillabe che mi risuonano tra lo sterno e la cassa toracica. Non mi faccio domande, nè elemosino risposte. Non prego. Nè pregherò tra qualche minuto, quando poggerò la testa sul cuscino. Cosa che tu hai già fatto da un po', con una certa lucidità. E' strano quanto tu voglia spingere una persona tra le braccia di qualcosa che non hai neanche mai visto, solo sapendo che gli farà bene. 

"Dormiamo. Adesso dormiamo. Ci sarà domani. E dopodomani. E poi il giorno dopo. E magari anche i giorni a venire. Poi domenica sarà domenica, con tutta la dolcezza che ne arriverà."
Questo è quello che avrei voluto scrivere. Ma il sonno, l'essere che ti ha scippato dalle mie mani anche stanotte, ha vinto. Vince sempre. Dicono sia un uomo, ma onestamente ci credo poco. Penso sia una gran gnocca. Un po' piena di sè, forse. E mi ha impedito di dirti, molto semplicemente, buonanotte Cip.

19 mar 2012

marzo 19, 2012 - No comments

Quando la cardarella finì negli annali

 Lo sapevo che prima o poi qualcuno se ne sarebbe reso conto.

Lo sapevo che prima o poi sarebbe arrivata anche per me la botta di culo.
Tanto grossa da costringermi ad assumere farmaci per il colon irritabile.
Lo sapevo che sarebbe arrivato IL GIORNO.
Perchè, fino a prova contraria, siamo gente che sap' campà.

E l'eterno blogger errante lo sa.
Quello del pupazzo di neve.
Quello delle canzoncine mollate all'improvviso, come scariche mattutine.
Quello che mi lasciò e mi ha lasciata, anche oggi, senza parole.
Insomma, quello.

Ha fatto della cardarella un'opera antica, da conservare.
Posso dire che, ormai, non desidero altro dalla vita.
Se non un'altra botta di culo, magari.
[...]
Ma quella è un'altra storia.



18 mar 2012

marzo 18, 2012 - No comments

Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso

 Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. 

Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. 
Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. 
Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. 
Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. 
Ho telefonato solo per ascoltare una voce. 
Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. 
Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e…ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)…ma sono sopravvissuto! 
E vivo ancora! 
E la vita, non mi stanca… 
E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! 
È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! 
La Vita è troppo bella per essere insignificante!

Charlie Chaplin

17 mar 2012

marzo 17, 2012 - No comments

Nella vita la fortuna non è tutto. C'è anche il culo.

 Io non lo so a volte come certe idee del cazzo mi vengono in mente, davvero. E senza neanche gironzolare un po’ su forum di sfigati o tra le domande esistenziali di yahoo answers. Sarà l'arteteca. Sono comunque fiera del mio cervello, che non s’impigrisce mai sul cazzeggio e sulla voglia di capire, scoprire, dissacrare l’ovvio, uccidere la scontatezza, anche sulle stronzate. Sublime arte, adoperata anche a scopo informativo, messa in atto anni fa con la materia grigia e l’inventiva di Claudio Pappaianni, che stimo e saluto.                                                                                                                                                                    [Claudio ti ho salutato sul blog, sei contento?]



Tornando a noi, nel corso delle ultime 24 ore il mio avatar su Tuitter è stato un culo. Ma non un culo qualsiasi. Un culo perfetto. Cioè una cosa che a vederla solo in foto non ci si crede. 
Perché? 
Innanzitutto perché ieri non avevo da lavorare e tanto mi è bastato per collegare l’avviatore ai miei neuroni un pochino assorbiti da ben altre priorità e un po’ perché, da ineguagliabile testa di cazzo quale sono, mi sono chiesta: “Ma è mai possibile santa minestra maritata che la rattusamma [Incapacità di attuare un rapporto sessuale, con conseguente sbavamento copioso e osceno davanti a una ragazzina, foto di nudo et simila, ndr.] su internet, e nello specifico tra i tuitteri, sia così all’ordine del giorno? Mai possibile che una femmina un tantino disinibita si ritrova a dover fronteggiare non solo fiumi di saliva, ma anche commenti che rasentano il desiderio di piazzare una bella capata in faccia all’autore? Proviamo!” 
Io i cazzi miei mai. 
E così ho dato vita al culo avatar. Questo culo. Cioè, rendetevi conto:


 I commenti di chi ha pensato, riducendo l’esperimento ad un accattonaggio di follouers, : “Cosa non si fa per un po’ di notorietà”, si sono sprecati. 
Dimenticavo, @gmeloni49: puttana è tua madre.
Come quelli di chi ha dato tutto per scontato sin dall’inizio accartocciando la realtà in una palla di luoghi comuni dando prova, in seguito ancor di più, di pochezza, nessun senso dell’umorismo e grettezza cerebrale.  

Certo c’è stato anche chi ha iniziato a seguire il culo e non me, ma sempre nel rispetto reciproco e, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, tenendo sotto controllo l’ormone. O anche chi mi ha scritto che era già interessato a leggermi, culo o non culo. [Grazie, @fuzzimib! Sono lusingata.] 

Ma quel che più mi ha lasciata col sorriso sulle labbra è stato l’atteggiamento femminile. Alcune (poche) non hanno gradito e se la sono defilata. Altre (parecchie) sono arrivate da me, non dal culo, in punta di piedi e hanno cominciato a leggermi. Hanno trovato l’esperimento interessante, goliardico e stimolante. Sempre limitatamente al contesto di una risata, s’intende. 
(che è stata la più bella letta ieri visto che la signorina @Lilac__Wine è spuntata fuori dal nulla) io vorrei proprio conoscerlo quello stronzo insoddisfatto che ha detto che la complicità femminile non esiste. Chi vive l’ovvietà come il pane quotidiano si sarebbe aspettato una serie di ‘puttanella’ col naso storto dall’invidia dei chili di cellulite dal mondo in rosa e nastri chilometrici di complimenti fini a se stessi da quello maschile. Invece no. 
Parecchi degli uomini che hanno seguito tutto sin dall’inizio o che sono approdati alla culottes in foto si sono dimostrati bigotti, provinciali e seriosi. Impettiti in pubblico, scatenati quando il Pc trasmette un video di youporn, molto probabilmente. Ed è stata una donna a metterli con le spalle al muro (tanto per cambiare).  @danielacorneo, una collega del Corriere della Sera di Bologna: “…Poi un culo è un culo, su, state calmi!” Eccribbio! – aggiungerei. [Grazie Daniè!]

“Un plauso alle donne che hanno iniziato a seguirmi nonostante la pic. Uomini che mi avete dato della troia, imparate, il futuro è femmina.” perché “L’ironia è il profumo dell’intelligenza.”


E molti di voi, perlomeno in ambito sessuale, hanno dimostrato di averne pochina. Ma allenatevi, potete farcela! Come loro, per esempio: 



         


16 mar 2012

marzo 16, 2012 - No comments

Supercazzolando. Tratto da un fatto realmente accaduto.

 Ieri sono stata in uno studio medico. 

No, non veterinario. Medico. 
Per esseri umani o quello che ne resta. 
Io, in questo caso. 
Quello che ne resta, oggettivamente.  
Non m'interessa se mi dite che voi c'andate una settimana sì e l'altra pure, a farvi visitare. 
Si sta parlando della diagnosi che mi riguarda, dei disturbi che mi riguardano. Che sono peggiori dei vostri. Perchè sono i miei. Adesso non polemizzate e andiamo avanti. 
Il medico, un bipede di 190 cm sessantasei anni 160 Kg e la faccia gioconda a paciona (prendete fiato), appena m'ha vista mi ha fatto un po' di domande. 
Per capire a che livello è arrivato lo stile di vita di merda che conduco. 
Ma visto che il miglior medico è il paziente, da buon paraculo ha innanzitutto chiesto: 

«Allora? Cosa si sente?»
«Dottore non le dico...Come trazione per due anche se fosse supercazzola bitumata ha lo scappellamento a destra
[...]
[...]
«Ho capito.»
[...]
[...]
Poi ha continuato: «Cosa mangia a colazione, la mattina?»
«Bevo solo otto caffè corretti con due pacchetti di nazionali senza filtro. Nulla di chè.»
«Fa uso di sostanze stupefacenti?»
«Quando ho voglia di stupirmi.»
«Mangia qualcosa a metà mattina?»
«Il cranio di uno stronzo, in genere. I love Ugolino. Yeah!»
«E a pranzo?»
«Il distributore di Tuc. Oppure qualche chilometro.»
«Esce, passeggia, prende aria, fa dello sport? Monta a cavallo
«Più o meno ogni quindici giorni. E' come non montare affatto.»
«Eh, dovrebbe montare un po' di più...»
«Eh.»
«E l'alcool?»
«Lo tengo sotto il lavello, accanto ai detersivi. La sera è fantastico, se mischiato alla soda caustica.»
«E la sera a cena in genere cosa mangia?»
«Mah. Twitter, Facebook. Google plus mi è un po' indigesto.»
«Va a dormire di media alle?»
«Quando ho sonno.»
«E si sveglia alle?»
«Quando suona la sveglia.»
«Si spogli e si stenda sul lettino.»
«Ma tutta?»
[...]
[...]
Mi tasta lo stomaco. 
Mi tasta l'addome in vari punti sparati. Ma non disparati. Proprio sparati. Che col dolore che ho sentito era meglio se mi sparavano e ci levavamo il pensiero. 
Mi tasta all'altezza della carotide. 
Mi controlla i battiti con lo stetoscopio.
Mi controlla la pressione.

Diagnosi: «Tu, una vita così, non la reggi.»
La sottoscritta, piagnucolante: «No...»
«Cura: scarica!»
«Ma come faccio?!»
«Te ne vai. Piano, piano. Hai un soprabito?»
«E' sù in camera.»
«Lascialo stare.»
«Maaa...Maaa...Ma io l'amo!»
Interviene la voce di uno degli astanti che, nel frattempo, s'era guardato tutta la scena dalla porta socchiusa: «Queste sono cose secondarie, senza importanza!»
Poi di nuovo il medico: «Vede, signorina, è tutta una catena di conseguenze che nè io, nè lei, possiamo spezzare. La sua vita è una chiavica. La sua vita non vuole più amare essere una chiavica. La chiavica che caratterizza la sua vita è legatissima al caffè. Il caffè è affezionatissimo alla tachicardia di cui è affetta, alla quale conseguono le sigarette e la gastrite che, se non la cura subito, diventerà un'ulcera. Il culone che la tiroide infiammata sta rischiando di farle metterle sù è attaccatissimo alla sedia dalla quale lavora e legge minchiate. Le minchiate la portano a pensare che può nutrirsi a giorni alterni. Quindi, chi vuol evitare di continuare a condurre una vita di merda, deve per forza buttare nel cesso tutto il blocco.»

Non gli rispondo, retoricamente. 
Ma alzo gli occhi al soffitto e mi rivolgo ad un'improbabile deità che certamente se la rideva, guardandomi a sua volta, parlandogli della mia vita: 
«Truffatore! Mi hai rifilato una pazza isterica! Una megalomane!»

La deità, lasciando tutti senza ulteriori turpiloqui, risponde: 
«Te la sei fatta di merda da sola! Che cosa credevi che fosse? E che cosa vuoi da me? Oh!»

Roberto, dopo, al telefono, per consolarmi: «Vediamo. Cosa si può fare per svagarti mò che torni qui? Ah, vuoi che ti portiamo a far pipì? Oh, no! Lo so! Si va alla stazione.»

Buon viaggio, signore!

13 mar 2012

9 mar 2012

marzo 09, 2012 - No comments

Le due versioni del fravecatore

 Aò, aò signorì, anvedi aò. Buongiorno!


Aò, che nun me vedi? Sto qua, ohhhh! Aò de quaaa. A'ggirate.

Allora? Me vuoi fa sgolà? Eddaje su, nun te fa pregà.

Ohhhh e finarmente te posso da vedè nfaccia.

Ammazza però, de prima mattina, eh. Certo però eh… pure te…

Aò, bella sorcona mia, ma quanto sei tanta oggi?

Ma quanto me attizzi co sto pigiamino. Anvedi! Ch'i fiorellini rosaaaa.

E sta majettina?

E st'occhialetto sexy? Mamma che te farei, guarda.

Oddio ma che stai affà? Te stiracchi? Così davanti a me?

Te dico fermete, se arza a majettina, te dico fermeeete.

Tu me voi fa ammattì, te me manni ar maniconio, sta bbona, sta fferma, fatte solo guardà.

Ecco o vedi che fai? O vedi? Me fai cascà aattrezzi pe tera. O senti sto rumoraccio? E' corpa tua, è.  Io te vedo e me se sbracheno e braccia.

Ma nun c'hai un poco de pietà pe st'occhi mia che te guardeno?

Ma nun ce l'hai un poco de buoncuore pe me che  vorei abbraccicatte tutta, strignerte fino a fatte pure male guarda. Te farei male chessì.

T 'asfarterei tutta.

Vorei esse er cemento tuo, er tuo carcestruNzo.

Vorei esse sto mattone pe famme camminacce sopra da te.

Vorei esse sto fero nel core tuo, vorrei esse sta ruspa pe scavatte dentro l'anima...

[...]

(De li mejo mortacci tua, a coooso, aaaAntonè ma che cazzo stai a combinà, spengi sta betoniera, spengilaa!)*

Oppure...

Aò a signorì, se semo svegliate tardi oggi, eh?  

Anveeedi, che vita comoda!

De li mejo mortacci tua. E io che sto a faticare dalle cinque de stamattina, an vedi questa!

Che bella vita, eh? Se fossi tu' padre sai quante sganassate nei denti, te darei?

Te li farei zompà tutti!

E poi che è, sta cosa? Esci sur barcone cor pigiama, coprite armeno, no?

Ma che te viene da penzà, che sei sorca?

Enno bbella mia! Tu n' saccoccio de schiaffi, te meriti.

Beh, bella poi... Con un po' de immaginazione, ce posso stà.

Aò, ritirate!

Vva a' llavorà, lo dico pe tte!

Ma tu vedi questa, che rabbia che me fa. L'ampasterei cor calcestruzzo!

Te tatuerei er muso a botta de sganassoni!

Sta fija de 'na mignotta fa pure 'a stronza. Esce sur barcone, 'a signorina.

E se stiracchia pure, proprio a dì: "Guardateme, io qua sto."

Mavvattelo a pija inder culo!

[...]

(De li mejo mortacci tua, a coooso, aaaAntonè ma che cazzo stai a combinà, spengi sta betoniera, spengilaa!)*

Tutto liberamente tratto dai fischi dell'operaio al passaggio di me medesima sul balcone ubicato di fronte al cantiere.

* (liberamente riportato l'insulto del capocantiere all'operaio di cui sopra)

8 mar 2012

marzo 08, 2012 - No comments

Di perchè vorrei essere un uomo e chiamarmi Gennaro

 Per potermi permettere pantaloncini corti fottendomene della cellulite. 

Per poter andare a mare sempre, ogni volta che ne ho voglia. 

Per poter evitare di depilarmi, fregandomene di avere la foresta nera addosso.

Per poter stare seduta a gambe aperte, con la uallera pendente o stravaccata con la uallera poggiata.

Poter uscire senza trucco e non sentirmi uno spaventapasseri. 

Poter avere qualcuno a cui dare le mie chiavi, il mio portafoglio e accusarla di non trovare mai nulla perchè compra sempre borse troppo grandi.  

Per dare importanza a cose stupide, come una partita di calcio.

Poter chiedere il numero di telefono a una, ricevere un rifiuto e fregarmene perchè ne ho altre 10 in parcheggio. 

Per non sentirmi mai dire che sono un incapace alla guida, giusto perchè ho il pene e quindi cavalli e cilindri nel DNA.

Poter insultare chiunque ed in qualunque modo, con qualsiasi termine e della più bassa lega. 

Potermi grattare in pubblico. Anzi in puBico. 

Poter ruttare in segno di amicizia. 

Per poter dire: "Ti lascio, perchè ti amo troppo" ed esserne pure convinto. 

Poter approcciare con goffaggine, tanto l'omo è ommo e adda ummià.

Poter leggere giornali di motori senza che nessuno mi rida in faccia.

Poter essere amico con tutti e di tutti. E poter mollare a iosa pacche sulle spalle.

Poter non soffrir, che tanto il mondo è pieno di figa.

Poter essere geloso, mentre nascondo il numero di quell'altra nel taschino della giacca.

Per non soffrire di mancata empatia.

Di crisi di astinenza da cioccolato.

Di dolori mestruali.

Di dolori premestruali.

Di dolori postmestruali.

Di dolori da vaginiti.

Di cambiamenti di umore repentino e di vaginiti.

Di depressione post, pre, partum o non partum 

Poter dire la mia in campo meccanico ed elettronico ed essere presa in considerazione.

Poter ridere diun rutto fatto al telefono ad uno sconosciuto.

Poter provare a rimettere a posto una moto senza essere guardata di sbilenco.

Poter ritrovarmi con le mani sporche d'olio e far miracoli.

Poter evitare di profumarmi, perché l’omo è ommo e adda puzzà. 

Poter avere una sola maglietta ed un solo jeans ed essere sempre alla moda.

Poter mangiare in modo smodato e senza vergogna 

Poter ingrassare dieci chili ed essere sempre un uomo con la panza che piace 

Poter avere i capelli bianchi ed essere ancora più sexy 

Poter avere un naso improponibile, perché “ chi di naso abbonda… “ 

Poter litigare e fare la pace in un’unica mossa, paraculamente.

Poter litigare con tutte le mie fidanzate 

Poter fare la pace con tutte le mie fidanzate 

Poter ricordare a memoria ogni battuta di ogni film di Stallone che ho visto.

Potersi permettere in tutta la vita di non lavare, asciugare, stirare e rifare i letti in nessuna casa in cui io viva o in cui io sia ospite. 

Poter andare a giocare alla Snai senza essere guardati in cagnesco 

Poter avere solo scarpe comode, ma belle comunque.

Potersi vantare di non dover obbligatoriamente sottoporsi a visite del loro io più intimo senza che nessuno vi infili attrezzi di sorta. Escludendo una colonscopia, ovviamente. 

Potersi giustificare di ogni ricorrenza dimenticata con : “ Lo sai che io non ho una buona memoria “. 

Per fare a gara con gli amici a chi piscia più lontano.

Poter scrivere il proprio nome sulla sabbia o sulla neve. Provate ad immaginare come. 

Poter puzzare maledettamente dopo gli allenamenti e lavarsi solo quando ne ho voglia. 

Poter dichiarare di essere omofobi salvo fare continue docce insieme ai propri compagni, minuti di monetina da buttare per terra. 

Ed in infine, ed è la cosa che mi brucia di più, potermi scolare litri di birra, e dimenticare di fare la pipì prima di uscire, con la consapevolezza che ovunque mi trovi ci sarà sempre un posto buio che accolga me e la mia patta aperta.