Fino a ieri notte non avevo internet in casa. E neanche il telefono. Non credevo che m'avrebbe preso così, ma ero letteralmente disperata. Anche perché pensavo che avrei dovuto sorbirmi una tre giorni con mia madre in casa e, vi assicuro, non è così semplice. Quantomeno internet non mi avrebbe istigata al suicidio, sarebbe stato una distrazione nei momenti di apoteosi biliare. Era zompato tutto. Non potevo nè chiamare, nè ricevere telefonate. Il computer, era ridotto a un soprammobile.
Anche per sfogarmi un attimo, ieri ho chiamato mio padre. Gli ho spiegato la situazione e lui, subito: «Ma mò se stai con Telecom io con qualcuno potevo provare a parlare - Giggino lavora al centro direzionale nel palazzo di quei piecuri e ha avuto il pocone di farsi voler bene dall'ultimo spazzino, al primo dirigente. Lo chiamano tutti per cognome e si telefonano anche alle feste comandate. La cazzimma, che grande cosa... - per vedere di fargli muovere un po' più presto il culo, che quelli tengono già la capa nel capitone, ma cu Fastweb io cu chi parlo appapà? Jamm' jà, vedi che si aggiusta tutto..»
Ho telefonato a Fastweb circa 10 volte in meno di 24h e tutto ciò che gli operatori sapevano dirmi era che occorrevano 72 ore per sistemare tutto. Prendevano tempo, insomma. Tutti. Tranne l'ultimo. Quello che ieri sera, quando ho chiamato giurando che avrei pianto se fosse stato necessario, mi ha detto che si trattava di un problema tecnico dovuto a qualche cavo che s'era scassato. E che doveva essere riparato o sostituito nella centralina. E che, quindi, doveva essere Telecom ad intervenire. Il cervello recepisce il messaggio. I neuroni iniziano a ballare la samba. La lampadina si accende. Richiamo mio padre e gli dico quel che poco prima mi è stato detto.
Risposta: «Mò m'o bbec' ije!»
Questo ieri sera. Stamattina, ore 7.00 circa. Nel meglio del sonno. Il telefono di casa squilla e io non riesco immediatamente a capire che avrei dovuto già cominciare a fare l'hula hula in ringraziamento perchè se il telefono squillava, 90 su 100 anche la connessione era tornata. Rincoglionita, rispondo: «Pronto?»
Dall'altra parte una voce di uomo: «Sì signò sono il tecnico della Telecòm (l'accento non è un errore di battitura, ma una fedele riproduzione della cronaca)!»
«A me non serve Telecom. Ho Fastweb. Grazie, buongiorno.» E metto giù.
Tre secondi dopo il telefono risquilla. La stessa voce dall'altra parte: «Nun attaccat' Signò, song' o tecnico d'a Telecòm! Sentite un attimo...»
«Ma vi ho già detto che non mi serve Telecom. Ho Fastweb. E adesso fatemi dormire un altro poco, per piacere...» E metto giù.
Cinque minuti dopo un'altra telefonata. Sempre sul telefono di casa. «Pronto?»
Dall'atra parte: «Terè!» Era mio padre tutto incazzato. «Ma che sang' e chit'è muort' 'e passat! Ci sta un amico mio che ti sta chiamando a casa per vedere se ti sente bene che ti hanno aggiustato il telefono e tu o' ttacc' a chiammata 'nfacc?!»
Guardo la cornetta che avevo in mano. Realizzo. Mi faccio piccola, piccola. Muoio di scuorno. «No, è che stavo dormendo..»
«Vedi che mò ti richiama. Verimm' e nun fa figur' e merd'!»
Il tecnico, effettivamente, mi ha richiamata. Mi ha chiesto di accendere il router wiifii, controllare le lucine, verificare che la connessione procedesse bene e compagnia bella. In sostanza, guasto riparato. Mò non è che mio padre sia il pataterno. Stamattina ha solo fatto una telefonata, questo madonna è andato alla centralina col mio numero di telefono di casa tra le mani, ho sostituito il cavo e poi hanno eliminato la prenotazione della riparazione dal database, credo.
Morale uno: fatevi gli amici in tempo di pace, che vi possono servire in tempo di guerra.
Morale due: sono salva. E questo dovrebbe interessarvi più di ogni altra cosa.
Morale tre: il pensiero di avere internet e mia madre in casa allo stesso tempo quasi mi mette di buon umore, la verità.
Morale quattro: la cazzimma di Giggino mi salva sempre il culo.
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