domenica 9 ottobre 2011

I will survive... Grazie alle chiavi della moto.

Non era un giorno di pioggia, nè Matteo e Giuliano incontrarono Licia per caso. Ma una gentil donzella doveva comunque recarsi in un posto che era solita frequentare, quando - per un periodo - si occupò di cronaca giudiziaria. Il tribunale di Napoli. Quello che sta al centro direzionale. Quello che ha i faldoni delle cause penali visibili a tutti. Quello che ha i pezzi d'intonaco che ti cadono in testa e le stanze dei magistrati coi posacenere colmi di cicche. I divieti per i giudici sono un'optional. I giornalisti (piccola premessa) fanno parte di una brutta razza. E vanno a braccetto con gli avvocati: sono tutti busciardi. Non dicono la verità neanche se li paghi, se si tratta di mentire per avere una cosa di soldi. Sono cinici, sarcastici e saccenti. Come la fanno loro, una cosa, non la fa nessuno. Camminano a testa alta sempre, con arroganza. S'arrabbattano correndo a destra e a manca e non ammetteranno mai che si devono fare il mazzo per guadagnare. Tu che hai il posto fisso e guadagni 1200 Euro al mese, è inutile che guardi con la faccia soddisfatta: non proverai mai l'ebbrezza di avere a che fare con i pluripregiudicati che potrebbero impalarti da un momento all'altro. Quindi hai la vita piatta. Gli avvocati e i giornalisti no. Detto questo, raccontiamo quel che accadde una mattina che la donzella di cui sopra, ancora con gli occhi abboffati di sonno, raggiunse il loco ameno entrando dalla parte dei pregiudicati e di quelli che avrebbero trascorso la mattinata in attesa di essere interrogati (lei, degna figlia di suo padre, sarà sempre dalla parte del popolo). Arriva in moto. Pagato l'euro alla zenghera onnipresente che parla un napoletano più stretto della vasciaiola che abita il vico di fronte al mio palazzo, m'avviai verso l'ingresso. Finalmente fu il mio turno per entrare. Consegnai la borsa alle guardie giurate, loro la fecero scorrere sotto il rullo che le fece la radiografia (e loro poterono appurare che avevano di fronte una che non ha tutta la casa appresso, in borsa. Ma Napoli e Piedigrotta...) e nel frattempo io mi avvicinai al metaldetector.

Lo scostumato suonò, facendomi guardare con sospetto dai presenti.

"Ha oggetti metallici addosso?" mi chiese una delle guardie.

"Ma veramente no. Ho tolto tutto prima di entrare." , risposi.

"Mah. Riprovi a passare."

Quel coso saputello suonò di nuovo. A quel punto stavo cominciando a innervosirmi.

"Ma lei è sicura di non avere nulla di metallico addosso? Chessò, baipass, ferri nelle gambe,  una placca in testa..."

"Non mi risulta. Cioè è vero che so' capa tosta, ma non ho ferri da nessuna parte."

"Ripassi."

Niente. Il metaldetector non smetteva di suonare e sinceramente non sapevo più come comportarmi. Ormai stavano marchiando a fuoco un simbolo, per etichettarmi come terrorista e preparando il rogo per farmi bruciare in mezzo al piazzale, ma una voce, dall'esterno, mi salvò pur mettendomi ancor di più in imbarazzo: "Signurì e spogliatevi, no? Così lo vediamo tutti che non avete coltelli addosso e stiamo più tranquilli..."

Calò il silenzio. L'aria per me divenne una torta che si poteva tagliare con un coltello o anche col wilkinson a due lame. L'avrei potuta appallottolare e usarla come palla da bowling, veramente. O anche per tirarla in fronte a tutti (avvocati - riconoscibili dal cravattone e dalla borsa diplomatica pezzotto comprata a piazza Dante -, guardie e astanti) quelli che avevano incrociato le braccia in attesa dello streep live. Il subconscio mi aiutò a difendere la mia virtù, ricordandomi che le chiavi della moto erano state accolte dal reggiseno. Ed è così sempre visto che, se le metto in borsa, poi mi vengono le rughe per ritrovarle. Infilai una mano dentro la maglietta e lo tirai fuori.

"Eccolo, eccolo! - esclamai - Era questo che faceva suonare 'sto coso!"

Ripassai e il metaldetector restò zitto. Nel contempo, però, sentii un monosillabico verso di  delusione, riassunto in un "Uah..." unisonante che tranciò l'aria con un rompighiaccio. Recuperai la borsa da Mary Poppins e m'avviai finalmente verso la stanza del Dott. Taldeitali. Senza sapere che, però, proprio quella mattina, in tribunale, non c'era.


Che poi, questo fatto, è stato inizialmente pubblicato su un altro blog dietro espressa richiesta del proprietario che ha ammesso, all'epoca, che le sue pagine facevano scendere la uallera.
L'ha detto lui, non io!

7 commenti:

  1. Ma veramente io non penso. Scrivo. E' divers'.

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  2. Ultimamente all'aeroporto suono sempre. E c'è sempre il simpatico amico che mi invita a farmi perquisire, dimenticandosi che lui ha il pisello e io no! (Poi arriva una baldanzosa collega a chiedergli "Cazzo fai?" con lo sguardo truce e lo sostituisce. Suono sempre, ma non ho mai una mazza di niente addosso. Forse ha ragione mia mamma, ho la lingua biforcuta e tagliente ;)

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  3. io ho imparato a non scherzare più all'aeroporto, stanno sempre incazzati. Una volta che suonavo senza motivo apparente esclamai: ah ma forse è la spirale?
    Apriti cielo, mi perquisirono pure nelle mutande. Gli inglesi, eh?

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  4. Quando portavo dall'estero libri e stampe antiche comprati a qualche asta,...... alla dogana di Fiumicino (.. che fermava tutti..) .... dicevo:  "Io una polverina bianca ce l'ho,... ma non è quella che interesa a voi"
    Da quel momento gli passavano sotto gli occhi le sette meraviglie della grafica antica.... ma non le vedevano,... perchè cercavano ciò che io avevo abilmente occultato in valigia: ..... il bicarbonato di sodio !
    E' così che ho sempre evitato di pagare un sacco di soldi di dazio.
    Lo spogliarello, invece, me lo hanno fatto fare in Russia !
    ( sarà perchè porto la treccia !).

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  5. Vabbè !  ... come solito ho dimenticato di firmare !
    ..... comunque hai già capito che quello del post precedente è......

    Teo Wolfe

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