Oggi abbiamo inaugurato la settimana con una bella biopsia ossea. Dico inaugurato perché per me è iniziata oggi, non ieri. Nonostante sia martedì. Fortunatamente oggi Enrichetta mi ha lasciata in pace, come se stesse dormendo. Io non la capisco tanto, perché potrebbe anche farsi viva ogni giorno ma in forma lieve. Invece mi deve cacare il cazzo tutto insieme all’improvviso, per poi crollare. Esausta. E io appresso. Ma andiamo avanti. Stamattina ho avuto il privilegio di viaggiare su uno dei treni nuovi che la nostra cara regione ha comprato e messo a disposizione di noi poveri cristi. Sono arrivata lì che diluviava, terrorizzata, consapevole che mi avrebbero trafitto fino all’osso con un agone da 11 o 15 cm, diametro sconosciuto e nun o’ voglio sapè. Quando arrivi incroci tanti occhi, già stanchi alle 8.45 del mattino, rassegnati, segnati e spenti. Li guardi e ti vergogni magari del pianto che hai fatto la sera prima, perché forse chi hai di fronte sta messo peggio di te e ha il viso asciutto. Prendi il tuo bel numeretto e aspetti. Ogni tanto ti affacci al distributore del caffè e un certo punto manco ti chiedi più quando ti chiameranno, sai che devi essere paziente. Ma paziente veramente. Allora ti culli nell’attesa, qualche volta scherzi con la guardia giurata del reparto (roba che persona più dolce lì non ce la potevano mettere), ridi per qualche battuta di qualche tuo collega di sventura, ne vedi altri che tirano fuori dalle borse cibo un po’ di tutti i tipi: “Volete favorireeee?”, non manca mai. Tanto che a un certo punto ti chiedi: “Ma sono venuta a fare Pasquetta e nun o sapev?”
Vabbè, andiamo avanti. Sono entrata nella saletta per fare questo esame alle 14.30. Tre infermieri, la mia oncologa, il responsabile del reparto e io. Ho mostrato l’esito dell’istologico di Enrichetta per l’ennesima volta e poi mi sono stesa sul lettino. Il Dottore (non chiamatelo mai Professore perché s’incazza) mi infila un primo ago nell’osso a fa un’anestesia che avrebbe dovuto evitarmi il dolore. “Teresa la vuoi un po’ di cioccolata?”
“No, grazie Dottò. Poi mi sento male”
“Ah, non lo dire a me. M viene un bruciore di stomaco esagerato”.
Mi fanno girare la testa dal lato opposto ai ferri del mestiere e mi infilano un coso credo conico in cui poi andrà infilato l’agone che bestemmierò fino alla morte.
“Io vado, eh!” L’infermiera accanto a me mi tiene la mano e li capisco che la procedura non sarà esattamente come una camminata a Pompei.
Poco dopo: “Dottò m fa mal!”
“Lo so, resisti!”
“Dotto si sta staccando la gamba!”
“La azzecchiamo daccapo, stai tranquilla”
“Dottò m fa mal!”
“Tuo figlio, parlami di tuo figlio! Ho quasi finito, parlano di tuo figlio!”
Io zitta. Tenevo solo gli occhi stretti e i pugni pure. L’infermiera accanto a me mi accarezzava la testa. “Ma tu hai partorito! E vuoi mettere i dolori del parto con una biopsia ossea? Allora il dolore non lo sopporti?”
“No dottò, aspettate un attimo. Sono sopravvissuta a un ex compagno violento, alla demenza senile di mia mamma, a un post cesareo di merda perché tenevo la panza sguarrata, un neonato e nessuno mi guardava in faccia, sopravvivo ogni giorno sull’autismo di mio figlio. Non mi dite che non sopporto il dolore! Se dico che mi fa male, mi fa male!”
“Eh no, allora sei una che sopporta bene il dolore. Dai che ho finito. Comunque questa è coraggiosa, eh. Sta qua sopra da sola, ma avete visto? Comunque che sei sopravvissuta a violenza domestica mi dispiace molto. Vabbè, ma tanto è ex no?”
“Dottò è MUORT!!!”
“Il karma, il karma!!! Afammocc!!! Lo so, non si dice, ma ste cose mi fanno proprio male. Dai, ora davvero ho finito. Tolgo l’ago. Ferma, ferma.”
Una volta libera e con un cerotto bello grosso sul buco, mi alzo dal lettino e iniziano a parlarmi di chemioterapia frammentaria perché “il cancro è raro (il 2% dei casi, 1/333.000), ma aggressivo. Tuttavia la chemio attacca lo stomaco e dobbiamo evitare che la lesione sanguini, altrimenti sono cazzi”.
Vi giuro che ho cercato di essere il più riassuntiva possibile. Tuttavia, come ho detto alla mia oncologa e al primario, il 19 dicembre, quando presumibilmente sarà pronto l’esito della biopsia ossea e i risultati di tac e pet che farò tra una settimana, saprò se ho vinto il primo premio. Intanto ora come ora ho solo una consapevolezza: nella mia vita pure il cancro doveva essere strano. Una cosa normale, mai.