La cardarella è poliglotta. Translate!

17 mag 2012

maggio 17, 2012 - No comments

Donne e motori donne con l'arteteca

 Nelle puntate precedenti.



«Ma da quanto tempo non andiamo tu ed io a bere una birra senza gente intorno?»
«Uà, 'na cifra.»
«E' troppo tempo. Dobbiamo rimediare.»


Al telefono, Roberto. Qualche ora prima del fattaccio.


«Stasera usciamo? Con le moto. Andiamo a bere una cosa e facciamo due chiacchiere, ti va?»
«Sì, andiamo che c'ho bisogno.»
«Allora vengo sotto casa tua all'ora x. Fatti trovare pronta.»
«Sto già giù.»


Aldilà di quel che voi astanti potete pensare, io non sono una di quelle femmine che impiega tempo per prepararsi. E non amo arrivare in ritardo. Piuttosto, preferisco aspettare. Il punto è che Roberto, il mio migliore amico, non l'ho mai aspettato. E' sempre stato puntuale. Forse è anche per questo, che andiamo così d'accordo.  A parte il palesare continuamente la mia mascolinità, s'intende. Citofono. Scale. Moto. Libertà.
Si sceglie un posto tranquillo, ma che abbia la più vasta varietà di birre. Non vi aspettate che vi scriva di cosa abbiamo parlato. Anche se so che anelate dalla curiosità di farvi i cazzi miei. Perché ho parlato quasi sempre io, ma è una cosa facilmente immaginabile.


Strada del ritorno, entrambi sobri. Ognuno sulla propria moto. Posto di blocco dei carabinieri. Penso immediatamente: "Vabbè, ho bevuto poco. Se mi fanno l'acool test non mi dovrebbero scassare la minchia più di tanto. Se lo fanno a Roby, idem. Quindi stiamo quieti." Paletta alzata. Metto la freccia, mi fermo. Roberto, dietro di me, si ferma anche lui. 


«Buonasera. Patente e libretto, per favore.», dice uno dei due uomini con la striscia rossa al lato dei pantaloni.
Prendo la patente e gliela consegno. Il libretto, non aveva ancora deciso di spuntare fuori. Mi tasto dappertutto, pensando di averlo infilato chissà in quale tasca del giubbetto. Scendo dalla moto, tolgo il giubbetto, controllo ovunque. Niente. Realizzo di averlo dimenticato. Dal punto di vista legale, nulla di grave. Si procede con una contravvenzione e con la presa visione presso la caserma tal dei tali il giorno dopo. Per quei due scacati che mi hanno fermato ieri sera, avevo come minimo ammazzato tutta la DC ancora esistente e fatto piazza pulita di qualsiasi piazza di spaccio che loro ben conoscono. Una tragedia, comunque la si giri. 


«Allora, questo libretto?»
«Eh, l'ho dimenticato. Scusate. Ve lo porto in visione domani.»
Uno dei due, sbotta: «Ma che domani e domani! Mò siquistriamo la moto!» 
Non è un errore di battitura. Quello così parla, tutt'ora.
Io, calma: «Ma guardi che la Legge non dice questo. Se mi sequestrate la moto, vi denuncio.»
L'incazzato si avvicina oltremodo. C'è stato chi ha abbuscato per molto meno.
«Maaa...maaaa...Ma tu e' bbbevuto!»
«Prima di tutto calma cu 'stu tu, che io non la conosco. E poi ho bevuto una birra. Che è, un reato?»
«Pascà! - Esclama l'incazzato all'altro, più calmo, evidentemente sposato o comunque con una vita sessuale soddisfacente - Lo teniamo il coso per fare l'acool test 'a a signurin?»
«Veramente no. Siamo solo usciti per riempire il broglio di radiomobile, Maresciallo.»
Quello mi guarda schifato. Ma veramente come se stesse guardando una baldracca buttata su un letto fetente con le cosce aperte e la vagina putrida. Poi credo smetta di trattenersi e puntandomi il dito contro, dice: 
«Ma po' io nun capisc'. 'Na femmena, 'ngopp a 'na moto accussì...In giro a quest'ora. Sì foss' figlma sai quanti sganassoni 'n faccia?» 
E si allontana verso la macchina a fare non so che.
In un attimo ho capito cosa vuoleva dire Michele Misseri con l'espressione ho avuto un calore alla testa.
«Neh coso! Sient' nu poc'. Ma ppcchè nun te faje 'na spasell' e cazz' tuoje?!»
I due carabinieri, attoniti. Roberto, ricordo, ha portato le mani al viso, coprendolo completamente come a dire: "Mò a questa se la portano."
Infatti, mezz'ora dopo, ero in caserma. Seduta con Roberto accanto, aspettando di conoscere la mia sorte. «Se m'incarcerano, è la volta buona che magno e bevo alle spese dello Stato, afammocc!»
«Forse è il caso che telefoni ad Alberto, Terè.», precisa giustamente Roby pensando al mio avvocato.
Lo chiamo, gli spiego brevemente la situazione, lo ascolto urlare e avere qualche rantolo per riprendere fiato e poi dirmi: «Richiamami se la situazione degenera.»
«Ma degenera in che sens...tutututututtu.» Aveva già attaccato.
Restiamo lì seduti senza sapere niente un'ora e mezza. Senza sapere niente dai carabinieri. Perché dalla bocca di Roberto ne ho sapute. Uuuhh se ne ho sapute.
«Sei sempre tu! Non potevi stare zitta? Quello ha esagerato e siamo d'accordo. Però, Terè, pure te...Vai a dire a un carabiniere di farsi una spasella di cazzi suoi, ma ti rendi conto? Già una volta ti ho salvato il culo perché ho avuto la lungimiranza di chiedertelo prima, che cosa gli avresti detto. Questa volta, non potevi fermarti un attimo a riflettere, prima di parlare? L'altra volta stavi 'mbriaca. Ma adesso no, e che cazzo.»
Roberto ha fatto riferimento a parecchio tempo fa, quando eravamo in macchina e a 200 mt c'era un posto di blocco. Io, completamente marcia di vino. Roberto accostò e con molta calma mi disse: «Teresa, lì c'è un posto di blocco. Se ci fermano, che gli dici?»
Io, senza colpo ferire: «Carabiniè! T' fetn' e carn'!!!» 
Ovviamente conseguì inversione, che te lo dico a fare. Con la stessa espressione che credo aveva Gesù Cristo all'ultima cena quando spezzò il pane, esce uno dei due carabinieri che ci aveva fermato da una porta con la mia patente in mano. Quello calmo, diciamo. D'istinto ci alziamo entrambi. Si avvicina, mi restituisce il documento e dice che possiamo andare. Precisando che avevano messo in stato di fermo me, non Roberto. E che devo ritenermi fortunata ad avere un amico così. 
«Sì però il suo collega se la potrebbe pure dare, una calmata!»
Roberto mi gela con un'occhiata. E io resto zitta.
«Il libretto che dobbiamo fare? Portarvelo in visione domani?», chiede Roby al madonna che tutto voleva, tranne che stare buttato la dentro. Ve lo assicuro. Età apparente trent'anni. Età del Maresciallo incazzoso, circa sessantacinque. Insomma, voi capirete.
«Ma no, non importa. Comunque la signorina non ha tutti i torti - bisbiglia avvicinandosi -. Il mio collega è un po' su di giri perchè l'ha lasciato la moglie. E anche lei è appassionata di moto. E somiglia pure vagamente alla signorina.»
«E vist', Robè? Quello non fotte. Te l'avevo detto.»
«Vabbbbeeeneeee! - Esclama Roby, interrompendomi. - Andiamo va'!»
Salutiamo e andiamo a recuperare Bruno (la mia moto) rimasta ferma sul ciglio della strada.
Torniamo a casa. Ma mai come ieri sera, non so perché, non ho bestemmiato la mia stessa bocca.

15 mag 2012

maggio 15, 2012 - No comments

Il cartello del non vedente

 Un giorno un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore".

Un pubblicitario che passeggiava vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete.
Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario torno dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il pubblicitario rispose: «Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa.» Sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello c'era scritto: 
"E' primavera. Ed io non la posso vedere."
Il racconto non è mio.
Mi è capitato di leggerlo tra le tante cazzate, quando m'intalleo su Internet.
Ho solo pensato che fosse il caso di condividerlo perché chiunque, con un po' di arditezza, coraggio e fede nel cambiamento, merita di vedere la Primavera.

2 mag 2012

maggio 02, 2012 - No comments

Sprecosa...mente

 Vedi Mario, ti do del tu perchè potresti essere mio nonno. E io un nonno dignitoso non l'ho mai avuto. L'unico col quale andavo d'accordo è morto che avevo quattro anni. E poi scrivo qui perchè lo spazio che hai furbamente concesso attraverso il modulo da compilare per segnalare gli sprechi è minimo. Pare di stare su Twitter. E a me gli spazi piccoli non piacciono molto, se ci devo stare da sola. In quel modulo chiedi di scrivere innanzitutto nome e cognome. 

Mi pare ragionevole.

Teresa Pinto
trs.pnt@gmail.com
via (te la lascio in privato, semmai) Napoli, 80135

Oggetto: ma che merita attenzione, dici?

- La ministra Elsa Fornero che sposta quattro auto blu e dieci uomini di scorta per andare a comprare un paio di scarpe, tanto per cominciare, mi sembra uno spreco perpetrato alla faccia di quelle persone che le scarpe nuove non possono neanche andare a comprarsele. E non fare finta di niente, nonno Mario. Lo sai che Elsa l'ha fatto. Mi domando solo come sono le scarpe che ha comprato e quando potrò vedere tutti camminare in un paio di scarpe nuove.

- Tu che compri 400 auto blu m'è sembrato un altro spreco, con gli aumenti che hai imposto al gasolio. Sai un macchinone del genere quanto beve, Mario? 'Na cifra. Senza contare che necessita di manutenzione. Tutte cose che avremmo potuto risparmiare. Evitando gli sprechi.

- Al Governo, quindi intorno a te, ci sono 630 deputati e 315 senatori. Questo vuol dire 945 tra gonnelle e cravatte. Cioè 945 stipendi d'oro. Con relative pensioni pari a 3.000 Euro al mese anche per soli 30 giorni di lavoro. Taglia, Mario. Taglia. Sono troppi, 945 cervelletti che tentano di starti dietro. E poi con la prostatite che rischi di avere da un momento all'altro vista l'età, non puoi certo star ad ascoltare tutti. 

- I sindacati esistono. Sono sempre esistiti per dare un'alibi al malcontento del paese. Dal punto di vista lavorativo e sociale, almeno. Ma non mi sembra che quelli attuali lo facciano. Pare più che palesano la presa per il culo. Perchè non li togli da mezzo e lasci che sia il popolo a parlare con te di quello che non gli va giù? Non fare come Maria Antonietta, Marittiè. Non ci consigliare di mangiare brioches se non abbiamo pane.

- In palamento sedete su poltrone la cui comodità non sarà mai saggiata da un lavoratore medio. Venderle e sotituirle con delle carinissime sedie Ikea, non ti sembra 'na genialata? Dareste anche un po' di colore, un'ondata di gioventù nell'aria.

- Ti ricordi quando Elsa pianse? Anche quello, fu uno spreco. Spreco di energie ed espressività. Inutile quanto deleterio. Confesso che, sul momento, provai anche un po' di compassione per questa signora elegante che sapeva già cosa ci aspettava. Ma poi se rileggi il punto uno, capisci perchè ho rimangiato tutta la pena provata.

- La figlia della Fornero, ha due lavori. Non sta a me giudicare se sia stata segnalata o spinta da mammà, per carità. E' certamente tutto merito suo. Ma non ti pare uno spreco, sapere che c'è un tasso di disoccupazione pari al 36%, in Italia, quando Silvia Deaglio, di posti fissi ne ha due? Jamm', Mario. Facciamo le persone serie.

-  Ma lo spreco più grande, quello che più mi fa incazzare e che m'intristisce è quello che riguarda il tempo. Ne stai perdendo, nonno Mario. E non lo dico io. Lo dicono i suicidi che si sono verificati dall'inizio dell'anno. Non ricordo alla perfezione le cifre, in questo momento. Lo confesso. Ma se la memoria non m'inganna, siamo a quota 50 operai (leggasi padri di famiglia) e poco meno di 30 imprenditori. Tirare le stime del proprio lavoro, con questi dati alla mano, è molto semplice. Non c'è tempo, nonno Mario. E non posso manco dirti che non deve scapparci il morto.



Fiduciosa nel fatto che mi leggerai poco prima di dormire quando io avrò già mangiato gli avanzi di ieri a cena, ti porgo i miei più distinti saluti